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Giulia Penazzi • 10 years ago

Già che ci sono segnalo anche un conservante molto in voga oggi, promosso da un bel bollino verde, che nell'INCI compare col nome di un fiore. All'interno contiene i 5 parabeni, anche i 2 ramificati, che ovviamente non vengono dichiarati in etichetta perché contenuti naturalmente e quindi l'azienda li cita, molto in piccolo a pag. 45 della brochure, come NO SYNTHETIC PARABENS.

Rodolfo_Baraldini • 10 years ago

Grazie per averlo ricordato, sarebbe da approfondire il discorso su questo bel fiore in cui gli esperti di cosmesi sentono il profumo di grapefruit seed extract.

Nabila • 10 years ago

Se già parliamo della supply (surprise) chain, perchè non indicare pure il packaging??? In azienda dove lavoravo io spesso e volontieri esatamente questo punto risultava debole. La Direttiva Cosmetica obbliga anche i fornitori del packaging di fornire tutta la documentazione necessaria, però io non l'ho avevo mai vista in vita mia. Vorrei sapere il parere degli esperti su questa cosa. Grazie.

Rodolfo_Baraldini • 10 years ago

Anch'io penso che sul packaging ci sia ancora moltissimo da fare.
Anni fa ci mettemmo mesi a capire perché alcuni pack plastici ingiallivano se c'era del tocopherolo nel prodotto.... La risposta del fornitore è sempre la stessa. I test di compatibilità sono responsabilità di chi produce il cosmetico.

Giulia Penazzi • 10 years ago

Grazie Rodolfo, i tuoi articoli sono davvero molto ben fatti. Col tuo blog si stanno iniziando a sfatare certe falsità cosmetiche che, grazie al calderone-internet, e alla strana necessità di alcuni soggetti con viscerale atteggiamento polemico, stanno condizionando la vita di molte aziende e produttori. Io ho la fila di persone che mi chiamano per avere prodotti senza questo o quello. Volevo fare un appunto su una materia prima, visto che in questo articolo si parla proprio di questo argomento, in particolare sull'insaponificabile di oliva. Bene, prima di fare la cosmetologa ho lavorato all'Università (ho un Dottorato in Biotecnologie degli Alimenti) e saponificavo spesso gli oli per analizzare in GC o HPLC la frazione sterolica. Il processo di saponificazione è piuttosto laborioso, da 1 litro di olio ottieni pochi grammi di insaponificabile che ha un aspetto ceroso e per analizzarlo devi per forza solubilizzarlo. In cosmesi utilizzo spesso l'insaponificabile di oliva e tutte le volte che prendo in mano la bottiglia, è fluido e costa relativamente poco paragonato alla mole di olio di oliva che occorre per produrlo, lo guardo con un punto interrogativo. Ma nessuno finora mi ha dato alcuna spiegazione ….. Con stima Giulia Penazzi

Rodolfo_Baraldini • 10 years ago

Grazie per la segnalazione, io nella mia ignoranza non ho ancora capito come fa un olio essenziale di menta di cui dichiarano contenere il 60% o 70% di mentolo ad essere così bello liquido. Il costo industriale degli insaponificabili dell'olio di oliva, per quanto ne so, potrebbe essere relativamente basso se vengono estratti distillandoli dal residuo del processo di deodorazione e si avrebbe un insaponificabile più liquido, con più squalene . A questo punto mi domando però come farebbero a stabilizzarlo... bha! materia troppo difficile per me. Ricambio la stima, Rodolfo Baraldini

Luca • 10 years ago

Visto che lo evidenzi con una vignetta, anche il Sodium Myreth Sulfate e tanti altri tensioattivi forniti in bulk al 30% sono conservati. Dopo anni che non ci hanno detto nulla adesso , il principale fornitore adesso dichiara :
Formaldehyde (300 - 450 ppm HCOH).
A parte che nessuno poi lo riporta nell'etichetta del cosmetico, anche questa informazione è discutibile.

Rodolfo_Baraldini • 10 years ago

Non condivido l'insensata campagna allarmistica sui cessori di formaldeide. So che l'utilizzo della formaldeide per conservare questo tipo di materie prime è diffusissimo. Non so se sono ingredienti a pallino verde o meno. I grandi gruppi della chimica, prima non la dichiaravano neppure, ma adesso che la dichiarano mi piacerebbe spiegassero come e se la stabilizzano perché non si formi paraformaldeide. Lo sanno che l'alcol metilico non può entrare in un cosmetico ?

Pru • 10 years ago

Come mai è così importante impedire la formazione di paraformaldeide? Non è anch'essa considerata un conservante?

Rodolfo_Baraldini • 10 years ago

non lo so, penso che nella formalina mettano anche un 10% di alcol metilico per mantenere in soluzione il monomero idrato ed impedire che precipitino i polimeri . La forma solida non so come e chi la stia utilizzando .

Lucia • 10 years ago

Adesso alcuni fornitori utilizzano il katon per cinservare le materie prime, visto che formaldeide e parabeni non sono più di moda. Sono ovviamente tutti ingredienti a pallino verde :) ::)

pasquina • 10 years ago

controlli sulla materia prima????? spesso solo sulla carta in fondo tutti (o quasi) si affidano al fornitore di materie prime forse leggere più attentamente le schede tecniche e quelle di sicurezza..... (purezza chimica) potrebbe fare la differenza anche fra uguali conservanti di diversi fornitori. poi i claims....!!!! ormai hanno invaso il mercato facendo si che la comunicazione "persuasiva e convincente" in più "l'effetto esposizione" hanno manipolato il consumatore anche quello più "consapevole"
grazie per questo articolo sempre grande dr. baraldini (posso rubare le immagini vignette? sono molto significative)

Rodolfo_Baraldini • 10 years ago

certamente puoi utilizzare le immagini.

Giulia • 10 years ago

Salve. Sarebbe interessante leggere un approfondimento sui conservanti. Soprattutto per capire bene la questione "rilasciatori di formaldeide", "allergizzanti". Per comprendere meglio quali effettivamente possano considerarsi pericolosi.

fnac • 10 years ago

bell'articolo!peccato che poi come dice un altro utente non si possa intercettare mai il cosmetico farlocco ( a parte le tre grandi categorie che hai citato tu che sono le più vistose)...

Rodolfo_Baraldini • 10 years ago

bentornata, come districarsi in un mercato ad alta densità di raccontaballe ? non so! pensavo di parlarne anche per chiarire meglio la mission del blog.

Gaia • 10 years ago

Apprezzo molto, i suoi articoli sig. Baraldini, mi sorge spontanea una domanda, quando si scopre una omissione di questo genere ( ad esempio formaldeide non dichiarata), non si tratta di frode a danno dei consumatori? Come si fa per tutelarci? E chi scopre tali omissioni, a chi si dovrebbe rivolgere per farlo presente?
Perdoni l'ignoranza mi sto avvicinando da qualche anno al settore, ma gli studi che sto effettuando sono tutt'altro che scientifici, per cui l'approccio mi è piuttosto complicato

Rodolfo_Baraldini • 10 years ago

Per favore diamoci del tu. Posso sempre dire qualche fesseria , ma tra le mie infinite incompetenze c'è quella sul diritto e sulla interpretazione della legge, per questo non so rispondere con certezze.
Personalmente seguo alcune procedure:
1° contattare il fornitore, molte volte si tratta di negligenza e quando viene segnalata la cosa, spesso rimediano.
2° cambiare il fornitore,
Se parliamo di consumatore finale, il responsabile della messa sul mercato è chi ci mette il marchio o l' importatore.
Eventuali "errori" o frodi dei fornitori di materie prime o dei produttori conto terzi non esimono chi mette sul mercato dall'eseguire tutti i controlli e procedure per impedire che questi "errori" o frodi ricadano sul consumatore.
Se la cosa comporta danni per la salute ci si deve rivolgere a medici USL dove dovrebbero attivare le procedure di cosmetovigilanza ecc. se il danno è economico ci si rivolge ad avvocati.
I controlli sul mercato ,veramente assidui e diffusi nell'alimentare, nel cosmetico sono quasi inesistenti e non mi risulta esistano uffici e procedure che consentano al consumatore di segnalare "irregolarità" cosmetiche.

Gaia • 10 years ago

Grazie per la risposta! Sicuramente chissà quante volte allora mi sarà capitato di acquistare qualcosa con ingredienti "occultati" :/… il problema é che difficilmente il consumatore finale potrà mai accorgersene. Praticamente bisognerebbe mandare a far analizzare tutto ciò che compriamo, impensabile!

Parvulos • 10 years ago

Fino a poco tempo fa lavoravo per un'azienda che produce estratti vegetali per l'industria cosmetica. Gli ingredienti dichiarati (e quelli non dichiarati) e le concentrazioni negli estratti finali erano diversi da quelli effettivamente usati (persino la specie botanica a volte totalmente diversa). Eppure basta che un cliente faccia una "corsetta" in HPLC per vedere l'orrore di quei prodotti. Purtroppo nessuno lo fa perchè l'importante per loro è mettere tanti nomi in latino in etichetta, poco importa la qualità effettiva degli ingredienti. C'è un abisso tra quello che mi hanno insegnato all'università (le regole, le prassi da seguire, l'etica) e quello che c'è nel mondo industriale e questo mi deprime tantissimo perchè o ti adatti o sei tirato fuori. Per quanto mi riguarda...mi hanno buttato fuori perchè non mi adattavo e perchè volevo cambiare le cose!

Rodolfo_Baraldini • 10 years ago

Grazie per la testimonianza
Anch'io ho avuto molti problemi di affidabilità con estratti o derivati vegetali.
L'analitica di ingresso con HPLC in accettazione è praticata da pochi, pochissimi, anche per alcune oggettive difficoltà. Nelle aziende in cui ho fatto consulenze ho visto funzionare egregiamente la IR_NIR con cui gli svarioni più macroscopici si riconoscono rapidamente.

TheAlexandros • 10 years ago

Mi perdoni l'ingenuità,non ci sono controlli né nulla? Come ci si fa a difendere?