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Arianna Capirossi • 5 anni fa

Il dialogo tra Pasolini e Pound è prova del fatto che la parola poetica possiede il nobile e prezioso potere di affinare gli ingegni e costruire ponti, anche tra territori che pensavamo troppo lontani per essere collegati. La poesia "Il patto" descrive un incontro maturo, uno scambio costruttivo tra punti di vista diversi: un approccio a cui purtroppo siamo sempre meno abituati, a causa dell'assuefazione alla canea di Internet e della televisione, dove gli unici facili applausi vanno alla parola gridata, violenta, rissosa, piuttosto che alla parola raffinata, grave e ponderata. Eppure, la parola dura e monolitica non può avere vita; la poesia è invece parola in evoluzione, malleabile, appunto sempre pronta per essere intagliata. I poeti hanno tutti un unico fusto e una sola radice, e Pasolini e Pound, in fondo, hanno cantato entrambi il medesimo soggetto, seppur con toni diversi: la nostalgia per un mondo, una cultura, un modo di vita in via di dissoluzione.

Maria Antonietta Rauti • 5 anni fa

Pasolini e Pound, figure idealmente antitetiche, hanno dato vita ad un confronto fra due poeti legati da pesanti eredità intellettuali. Due outsider che si sono ritagliati un momento nella loro vita che, a ben leggerlo si è trasformato in una testimonianza storica e letteraria straordinaria, che soltanto due pensatori di tale calibro potevano regalarci.

Matteo Mazzone • 5 anni fa

Commento di Giacomo Trinci: "Testimonianza commovente e asciutta insieme di un cammino di poesia che, come la vita, testimonia il suo valore stesso non rilevandolo dall'esterno, come un riferimento appunto retorico, ma tutto dall'interno, bruciato in un azione del fare la Forma materiata di caos, di magma, e che segna insieme il percorso di Pound e Pasolini. Il vecchio fabbro e il giovane maestro, toccati entrambi dal vento provenzale, dal dolce e crudo medioevo, affondano lo stilo nel magmatico cosmo tutto-lingua, tutto silenzio. Mare magma di civiltà spente e sepolte, di lingue arcaiche, contadine millenarie. Un sopravvissuto e un giovane navigatore, contrastato e conquistato dall'occhio sapiente del Maestro di vite e morti. Da leggere e ascoltare nei suoi sapienti silenzi e nelle sue folli ecolalìe sonore.Due esuli figli, fratelli, dal neocapilastico inferno in terre materne e perdute: quelle del Poema potenzialmente infinito, cui "ha posto mano terra e cielo".

Chiara • 5 anni fa

In A Pact il poeta esprime i problemi che ha avuto con i genitori nel crescere, non come persona, ma come artista.
Due mondi e due culture che si incontrano e nonostante le differenze, fanno "pace", fanno un "patto", come Ezra Pound fece con Walt Whitman nella poesia. Un incontro indimenticabile quello tra Pound e Pasolini.

Marco Capecchi • 5 anni fa

Due giganti.

Marco Marchi • 5 anni fa

Un incontro fra grandi! Fulgido. "I am old enough now to make friends"... versi di Pound indirizzati a Whitman validi in senso fraternamente conciliativo anche per Pasolini... Un incontro allargato, fra grandi.

framo • 5 anni fa

"The vital part of my message, taken from the sap and the fibre (of America), is the same as his" (da "What I feel about Walt Whitman" di Pound).
Prendendo spunto dal serissimo gioco sostitutivo proposto da Pasolini nella celebre intervista - e concedendoci altre minime licenze e aggiustamenti - chiamiamo a raccolta Whitman, Pound e Pasolini, i tre colossi della poesia universale qui in spirituale compresenza, tra(s)ducendo così la precedente citazione: "la parte vitale dei nostri messaggi, tratta dalla linfa e dalla fibra, ma anche dalla radice del cosmo della poesia autentica, ci coappartiene."
E' una linfa che dalle radici scorre nel tronco e ridiscende dai rami di "creature sì tanto alte", un patto di linfa panico che, penetrando, ridà vigore e affratella chiunque si avvicini, per essenza di "albero", "muschio" o "violette trascorse dal vento".
Resisti lucida, poetica follia, così salubre e necessaria al nostro misero e sempre più greve "mondo". Che giganti! Grazie

Isola Difederigo • 5 anni fa

Un patto fra poeti, e fra poeti che si detestano, in nome della Poesia. Un "solo fusto e una sola radice", l'albero della poesia cresce per Pound e Pasolini, due grandi eslege scopertisi a confronto in odore di fraternità, nelle terre desolate del dopostoria, quando l'orizzonte della civiltà umana è tanto basso da abolire ogni "souffrance". Solo ora che il legno nuovo è diventato vecchio, un padre anche lui, l'amicizia è ammessa, tra padri e figli dalla testa dura.

Aretusa Obliviosa • 5 anni fa

Difficile aggiungere qualcosa a quel che bene è stato detto da Matteo e Duccio. Ci si muove navigando a vista fra quel che si è diventati e quel che potremmo essere, o - Dio non voglia - quel che irrecuperabilmente saremmo potuti essere. Si avanza a passo d’uomo e con fare incerto, chiedendosi se la poesia può ancora assolvere al suo ruolo di baluardo di civiltà e di identità, laddove la realtà e il quotidiano sono dimensioni sempre più magmatiche e indistinte, senza più memoria. Pasolini e Pound dovrebbero essere letti come due esempi di superamento delle vecchie ideologie, laddove il superamento non è cancellazione della storia ma riappropriazione di un sè autentico, “without Usura”. Nessuno più di loro potrebbe aprirci gli occhi. Con la poesia non si mangia. È vero. Ma con la poesia si pensa. Ed è anche stato detto da fonti alquanto autorevoli: “Non di solo pane vive l’uomo”.

Damiano Malabaila • 5 anni fa

Pound: “la mia prosa è divenuta, in un certo periodo, cruda. Una reazione forse all’entourage molto “perbene”… Pasolini poteva capire queste parole come nessun altro.

Maria Grazia Ferraris • 5 anni fa

Stringo un patto con te, Walt Whitman:
Ti ho detestato ormai per troppo tempo/ vengo a te come un figlio cresciuto
che ha avuto un padre dalla testa dura./ Ora sono abbastanza grande per fare amicizia.

Un documento da meditare nella sua problematica intensità, espressione di due anticonformistiche grandezze ex-lege che si incontrano. I versi saranno ripetuti da Pasolini nell’intervista del 1967 : “Stringo un patto con te, Ezra Pound”: una ammissione forte, matura, che include oltre l’interpretazione poetica una personale ricerca riconciliata del padre: un rapporto analogo a quello Whitman/ Pound. Pasolini e Pound si ritrovano nella solitudine da entrambi vissuta, nell’incomprensione dei propri simili che preferivano il giudizio ideologico alla scoperta della grandezza della poesia, sulla tragedia della storia, sulla possibile àncora-salvezza della poesia, e nella scoperta della inconciliabilità di un mondo contadino all’interno di un mondo industrializzato. Posizioni per niente lontane, che fanno riflettere, consonanze insperate, libere parentele, superamento di diffidenze pregiudiziali per cui giustamente anche se non facilmente può essere detto e accettato il finale: “ristabiliamo commercio tra noi.”

Duccio Mugnai • 5 anni fa

Nella mia ingenuità immatura e colpevole di veder poesia come vita,
forse non è del tutto errato capire che è rinunciare la colpa più
grande, non dire è il vero peccato. Così, possa rifiorire la voce di
Withman, grande ed estremo cantore della vita, anche in mezzo alla
barbarie; si possa capire ciò che è squallida agonia, che inutilmente
cerca di esistere. Prenderemo coscienza e misura dei nostri accadimenti,
confrontandoci con ciò che più ci disgusta e ci irrita. Poesia, come
quella di Pound o Pasolini, potrebbe davvero essere campo neutro, eppur
semantico, in attesa di nuova mietitura di valori, dove ritrovar se
stessi, nonché la propria indiscutibile, umana fragilità, violenta e
disperata.

Antonietta Puri • 5 anni fa

Un giovane Pasolini manifestamente emozionato; un giovane intellettuale che, dopo tanto becero moralismo dei benpensanti, sta cominciando a raccogliere i frutti del suo genio e del suo impegno, sta lì, di fronte a un vecchio temprato dalla vita che niente più turba: Ezra Pound; un vecchio padre dalla testa dura con il quale lui, fanciullo ormai cresciuto, sente il bisogno di una riconciliazione formale. E' un evento dalla portata storica l'incontro di questi due gemelli diversi: rivoluzionari ma antitetici, geniali eppur bistrattati, figli di due regimi totalitari - seppur contrapposti - ma evidentemente inappartenenti e non ascrivibili a nessun recinto ideologico; responsabili entrambi di scelte di vita al limite dello scandalo; entrambi intellettuali anticonvenzionali e pronti a mettersi in gioco con coraggio. Tra di loro - quasi arbitro - si erge lo spettro del Bardo statunitense, Walt Whitman, l'altro padre dalla testa dura con il quale Ezra, prima ancora di Pier Paolo, aveva cercato una riconciliazione, la sintesi di un processo dialettico i cui termini contrapposti erano l'amore e l'odio. Davvero bello questo rimando al Patto di Ezra Pound che viene ripreso da Pasolini per dedicarglielo, con qualche piccola indispensabile modifica, conciliando così due intelligenze lontane ma affini, discolpandosi al tempo stesso della propria ammirazione per l'uomo e per il poeta grandissimo che una volta aveva stigmatizzato come delirante, se non folle, per la sua aperta ammirazione per il fascismo di Mussolini.
E dunque, per dirla con un calmo e distaccato Pound, "Bene...Amici allora...Pax tibi...Pax mundi".

Matteo Mazzone • 5 anni fa

Due delle più importanti personalità del panorama letterario internazionale, verso le quali si accende nuovamente da parte del lettore quel mio concetto di "oggettività d'ammirazione", in quanto personificatori di un'arte unanime, globale, per tutti. Una poesia-sodalizio, quella di "Patto", che avrebbe potuto scrivere lo stesso Pier Paolo, ormai maturo e puro, consapevole che la conoscenza oltrepassa ogni barriera ideologicamente connotata. Sarebbe bastato cambiare solo il nome al primo verso: “Stringo un patto con te, Ezra Pound:/ Ti ho detestato ormai per troppo tempo/ vengo a te come un figlio cresciuto/ che ha avuto un padre dalla testa dura.” L’intervista di Pasolini diviene patto di fedeltà spiritual-letteraria, riconoscimento vero ed autentico, in virtù di un decisivo impegno culturale ipostaticamente rappresentato da Pound. Dipoi si noti lo stupendo ritratto dei due: esso diventa specchio riflesso delle loro condizioni psicologiche: ad un sereno vecchio Pound, con gambe incrociate ed animo tranquillo, conscio di aver dato i natali letterari a T. S. Eliot, si contrappone un Pasolini raramente timido, curvo, che svia il suo sguardo sulle carte dell’intervista tenute sulle ginocchia, internamente ed interamente commosso, felice e sempre appassionato.