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vitaliano • 2 anni fa

11 SETTEMBRE 2001

Quell’odio che viaggia nel vento
Promosso da menti deviate
Mascherate di sacro e divino
Per giustificare l’assassino

Si schianta su simboli d’oro
Che producono contratti e risorse
Per gli amanti di vanto e apparenza
Torri d’umana e superba opulenza

Torrioni trasformati in un Faro
Incredula gente che guarda stupita
Che fugge, che grida ed esclama
Al fuoco e al fumo che emana

Instancabili eroici “The Bravest” (1
Ricoperti di polvere bianca
Come morti risorti e sgomenti
Sono in cerca di rumori e lamenti

Quei corpi che cadono grevi
E quelli che bruciano lenti
In una terra di cento etnie
Sono martiri di queste follie

Da Sem, da Cam o da Iafet,
O dai figli di Agar o di Sara,
Devoti a Cristo o a Brahma,
O con radici nell’antica Savana,

Hanno tutti il sangue vermiglio
Quella gente che urla nel vuoto,
Ma s’esalta il carnefice nero
Pago, di dar la pace del cimitero.

Dopo il gran pianto e lamento
Quella pace, scatenò la guerra
Contro il sospettato Emiro (2
Reo della strage di Ground Zero.

Vitaliano Vagnini (02 Novembre 2001)

Riferimenti
1) “The Bravest” significa “il più coraggioso”, nome dato ai vigili del fuoco di New York
2) “Emiro” significa “uno che comanda”

Arianna Capirossi • 3 anni fa

La durezza degli avvenimenti si riverbera nelle aspre sonorità di "Contro le altere torri": la poesia dipinge davanti agli occhi del lettore la scena d'orrore dell'11 settembre 2001 e invita alla riflessione sul futuro che ci aspetta, concludendo con l'interrogativa diretta "Come?", colma di angoscia. L'allitterazione della liquida "r", che caratterizza i soggetti del nefasto evento, gli "aerei" e le "altere torri", riecheggia lungo l'intero componimento in parole quali "contro", "rancore", "sorta di ebbrezza", "morte", "creature / sacrificali", "tenebra", "soverchiato, oppresso" (attributi dell'animo). Tale allitterazione, associata al significato delle parole in cui ricorre, contribuisce a rievocare il carattere sinistro e lugubre del referente. La medesima figura sonora è presente in "11 settembre": anche qui parole quali "alterigia", "torreggiare", "crollo" e "voragine" risaltano nei versi, caratterizzandoli con i loro suoni ruvidi. La durezza si stempera nei versi finali, in particolare grazie alla rima "preghiera" - "vera", che impiega il suono della liquida per veicolare, in questo caso, un afflato di speranza. È così che dopo la cupezza di "frenesia di morte" ed "estremo affronto", il tono della poesia si risolleva, e il suono "r" da ferale si muta in mite vibrazione di un'orazione di pace.

framo • 3 anni fa

"Dopo il crollo e la voragine, dopo lo scempio" altri crolli, altre voragini, altri e diversificati scempi si consumano ai danni degli ultimi edifici dalle fondamenta cadenti di una dimensione umana vistosamente in agonia. Sparati sui nomi dei caduti incisi ai bordi di fontane, esanimi fasci incorporei di altere luci al neon, a segnalare il perimetro lasciato vuoto dalle compiante Towers. Non fioriture di "gigli di umana preghiera": steli ai raggi laser e immagini di luce artificiosa, inadatte a fare sentire l'uomo meno indifeso e solo, a riportarlo da un protervo ed estraneo suolo verso un più terso, inviolato cielo. Al calare e ricalare delle tenebre, oggi come allora, nei dintorni di Towers of Freedom, dentro e ben oltre i confini di Ground Zero, "luci ed estasi" ben al di sotto del grado zero. Grazie

giacomotrinci • 3 anni fa

La poesia di Mario Luzi, accesa dal trauma e dalla speranza, conferma in questi versi della sua potente forza di linguaggio: parola che genera vita, vita che si genera nella parola. Da questo nesso giovanneo viene tutta la grande esperienza poetica di Luzi, che, attraverso il magma, riemerge, ritorna, integra vita, storia. In questi versi, l'alterigia delle torri e la barbarie del terrore sono attraversati dalla lama di una lingua che, distinguendo, comprende, nel segno di una carità, di una pietas che, per dirla con il grande Agostino, ama la conoscenza e conosce l'amore.

Marco Marchi • 3 anni fa

Che bello quando Luzi in un'intervista rilasciata per i suoi ottant'anni afferma che la poesia non è solo il sogno, ma anche il risveglio, e anche l’amaro risveglio! E che bello quando, a risarcimento dell'umano, con pari naturalezza ed intima convinzione, in un'altra intervista dice che la poesia è la vita al quadrato, la vita al massimo grado di intensità! Solo un grande poeta, del resto, avrebbe potuto immaginare due torri superbe e tragicamente devastate trasformate in "steli, / gigli di preghiera".

Fin dagli esordi ermetici la poesia di Luzi è permeata d’inquieta e trepida ricerca di risposte all’enigma esistenziale e affronta, senza mai eluderli, i grandi temi civili e umani che la storia di volta in volta propone, cercando di penetrare nei meandri più cupi e tenebrosi dell’animo umano, proponendo, supplice, nuove intese e nuove possibilità di convivenza civile in nome di una comune umanità. La sua voce risuona, dunque, alta e forte nei momenti di maggior smarrimento della nostra vicenda di uomini del XXI secolo in quanto Luzi sente di avere, in quanto poeta, l’obbligo morale di farsi interprete dello smarrimento della società di fronte ad accadimenti sconvolgenti come terrorismo, attentati, stragi, nella consapevolezza che solo attraverso il rispetto e l’amore per l’uomo la nostra civiltà potrà trovare risposte ai grandi problemi della storia.

Paolo Parrini • 3 anni fa

Il coraggio di scrivere di una strage infame perché perpetrata senza discernimento, uccidendo innocenti ignari.Il coraggio e la sublime Poesia di Luzi, che sonda l'animo umano e delinea netto il senso di un ritorno non di rancore, ma di pace.Risorgete steli invoca il Poeta e che sia di pace la, vostra nuova vita.Nella sua grandezza d'animo, egli tratteggia una realtà non monolitica, non assurge a scontati inni alla rivalsa.Tutt'altro... la sconfitta è della umanità tutta di fronte allo scempio, una umanità che Luzi incita ad assumere il ruolo dominante.Che sia d'amore la ricostruzione, che il sangue ebreo, indio ,arabo ,cristiano possano fondersi.Utopia? Non so, ma altro migliore eredità alle generazioni che verranno egli non avrebbe potuto lasciare."Risorgete, risorgete,
non più torri, ma steli,
gigli di preghiera."

Maria Antonietta Rauti • 3 anni fa

Versi che ricordano l'orrenda strage "di migliaia di creature sacrificali". Ne rimane il ricordo di chi oggi non riesce, come dicono in tanti, "a ricordare il prima"... Quella lastra, infinita e dura, conserva i nomi di quanti non ci sono più, affidandoli alla memoria, alla storia... Che strazio rivedere le immagini, pietose, di chi ha scelto di lanciarsi nel vuoto per sfuggirre all'inferno... "La mente vacilla" al pensiero degli orfani, delle mogli, delle madri vittime, allo stesso modo, di "una fede sanguinosa" .
Stupendi gli ultimi versi. Invocazione che si rende vita: "Risorgete non più torri, ma steli,/ gigli di preghiera". Alle inanimate torri, il Poeta Luzi implora, con la parola, la volontà di rinascere steli di gigli, fiori candidi e fa, della Poesia stessa, vita infinita, immortale.

Damiano Malabaila • 3 anni fa

In questo Luzi civile, accoratamente impegnato, a dominare è, oltre la compassione (nel senso di comunione del dolore), un invito alla caritas e all'amore per il prossimo. Una straordinaria lezione di umanità…

Chiara Scidone • 3 anni fa

Ancora ricordo quando i programmi televisivi si interruppero, l'11 settembre del2001, per annunciare l'attacco delle torri gemelle a New York. Io stessa ho visitato il ground Zero, quella piazza, un vuoto enorme, un cimitero a cielo aperto. La tristezza e il dolore anche a distanza di anni sono sempre nell'aria. Questa poesia di Luzi ci aiuta a ricordare l'avvenuto invitandoci ad accantonare l'alterigia e a conseguire la pace, tutti insieme. Una poesia che ci porta ad avere speranza che disgrazie come questa non succedano più.

Antonella Bottari • 3 anni fa

Mario Luzi e la " poesia civile".
Il dono della parola che vola alta, che si fa anima, contro gli orrori della temperie storica. Tutto in questi versi che leggiamo oggi, concorre al monito che si fa preghiera. Un uomo di fede e di speranza ci indica la giusta meta alla quale si è pervenuti dopo quel tragico mattino durante il quale, copioso, si è sparso il sangue degli innocenti.
Steli di orgoglio, le due torri, manifestazione visibile del " sogno americano" . Forza che si sgretola però perché postulato dalla materialità. Mai più dunque, torri gloriose, piuttosto steli votive che spalanchino le porte di quel Cielo di cui Egli è profetico mediatore, tra il sentimento di profondissima fede e la doglianza per le vite perdute.
Ancora una volta il professor Marchi si fa memoria di una Voce, di una Parola, col suo scritto sapienzale e di ciò lo ringraziamo.

Isola Difederigo • 3 anni fa

“La mente vacilla, l’animo è soverchiato, oppresso. / Si preparano, forse sono già venuti tempi in cui sarà richiesto / agli uomini di essere altri da come noi siamo stati. Come?” Pare di risentire il fraseggio dubitativo e interrogativo di “Nel magma”, all'ingresso della poesia luziana nel mondo della storia, chiamata d'ora in poi a testimoniare la “perenne alterità” del reale all’insegna dell’angoscia ma anche della pietà. Il Luzi della sua ultima e straordinaria stagione è però anche il poeta capace di abbandoni a fiducie trasfiguranti nel perpetuo avvenimento della grazia, che trasformano torri altere in gigli, il “buio sangue” di una drammatica vicenda umana nel sangue cristico dell'universale fratellanza.

Antonietta Puri • 3 anni fa

Il poeta che ha sempre incarnato la spiritualità anche quando, in pieno ermetismo, ponendosi a distanza dalla storia e dalla realtà contingente, la esprimeva - lirico eccelso - più nell'elegante preziosismo formale che nella sostanza..., Mario Luzi, sempre e comunque uomo e poeta della concordia, della fiducia, della speranza, poteva non manifestare lo sdegno, il raccapriccio, lo sgomento di fronte a tanto immane tragedia? Luzi scrive questi versi che sono pianto accorato e monito vibrante, quando ormai la poesia è diventata per lui abbandono lirico, conseguente alla profonda meditazione sulla storia, sul tempo sull'eternità e sul mutamento; il suo sguardo si fa dunque, oltre che angosciato, compassionevole, eppure austero, ma fiducioso che questo male incredibile e imperscrutabile, questo male così spropositato, frutto della presunzione e dell'arroganza umana, possa trasfigurarsi, per mezzo della parola che volando alta nella poesia ridiscenda carica dello spirito divino, in una nuova presa di coscienza che restituisca ai popoli l'appartenenza comune all'umanità e un nuovo patto di fratellanza.

Pietro Paolo Tarasco • 3 anni fa

Luzi dai suoi profondi occhi, dalle sue dolci e pacate parole, dai suoi lunghi silenzi di meditazione ed alcune volte di sconforto (ricordo il telegiornale che abbiamo ascoltato insieme a casa sua a Pienza il 21 Settembre del 2001, era ancora tutto dedicato “all’11 Settembre”). Immagini strazianti, io ero accanto a lui, eravamo soli. Lui scuoteva lentamente il capo, il volto si rabbuiò all’improvviso ed io, in quei momenti avevo molto imbarazzo nel rivolgergli anche lo sguardo. Pensavo a lui, alla sua sofferenza di un uomo che per una intera vita aveva comu senicato al mondo con sublimi parole di speranza e di pace. Il suo sconforto era grande.