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Rosalba de Filippis • 5 anni fa

Che emozione, ascoltare la voce di Giorgio Caproni. Un gigante della poesia

1Lector • 5 anni fa

Caproni è davvero una voce originale e unica: sarebbe una bella sfida riuscire anche a "esportarlo" fuori d'Italia. Ma come tradurre la sua musica così densa di significato?

Chiara Scidone • 5 anni fa

Caproni in questa poesia fa un commovente omaggio alla madre.
Il poeta desidera tornare indietro nel tempo in cui, sia lui sia la madre, erano più giovani. Un tempo ormai andato( il tempo perduto), ormai solamente un bellissimo ricordo.
E' bello che si definisca il suo "fidanzato", l'amore per la madre va oltre tutto e tutti.

Sabina • 5 anni fa

Delicato e struggente viaggio a ritroso, alla ricerca del tempo perduto!

Marco Marchi • 5 anni fa

"Anima armoniosa, perché muta e, perché scura, tersa: / se c’è qualcuno come te, la vita non è persa". Aveva colto perfettamente nel segno Pier Paolo Pasolini in questo epigramma.

Antonietta Puri • 5 anni fa

Un meraviglioso omaggio alla madre che non c'è più. In bilico tra sogno e realtà, una notte, sognando nel sogno,un Caproni ormai vecchio e stanco si ricongiunge, in una sola volta, con la madre, con la terra di appartenenza e con la propria giovinezza. Un uomo, un poeta con un vuoto nel cuore concepisce l'idea di inviare la propria anima là dove lui non può andare, alla ricerca di Annina, madre e donna ancor giovane e la esorta a farlo in fretta, perché il tempo per lui è irrimediabilmente passato e passa sempre più velocemente: questa immagine fresca e sollecita, anche grazie ai versi franti, veloci, pieni di vocali e privi di metafore, quasi musicabili, esprime una grande tenerezza ma, con un meccanismo di transfert, diventa anche la proiezione del desiderio del poeta di ritornare giovane e di rivivere quei ricordi di cui è nostalgico, insieme alla madre ancor giovane. Ed è solo separando lo spirito dal corpo che può compiere questo viaggio della memoria- più che nello spazio fisico- in un breve arco di tempo, perché è solo l'anima ormai che reca con sé i ricordi di un tempo spensierato, di un'infanzia felice in una Livorno che non sarà mai più quella di una volta, ed è l'anima che potrà sussurrare alla madre quelle cose che il figlio le aveva sempre taciuto e quell'amore da fidanzato che lo accompagna ancora.

Giulia Bagnoli • 5 anni fa

L’anima vola leggera e varca i confini della morte in questa corsa in bicicletta attraverso i luoghi dell’infanzia del poeta. È soltanto con la leggerezza che possiamo avvicinarci al mistero della vita e ritrovare un senso alle cose. Bellissima poesia dedicata alla figura della madre che attraversa tutta la raccolta “Il seme del piangere”.

framo • 5 anni fa

"Prima di giorno", prima che il sole della mattina torni a gettare le consuete ombre e ad agire sull'animo dell'uomo - prima ancora che su quello del poeta - come "acuta spina".
L' apparizione di Annina, aderendo in pieno al suo incedere mobile e reale di mamma amatissima, ce la restituisce intatta e da qui la proietta altrove. Nel suo darsi come annuncio più che mattiniero, come "primo albeggiare", questo intenso testo poetico riesce a mettere a segno la sua sfida più propria: contrastare ogni logica di umana sparizione spazio-temporale, osando battere sul tempo la "prima mattina/del ... non potersi (più) destare". Ogni sforzo del poeta qui appare come un gesto-ricordo tenero, vivido e vitale, un felice fermentare di "rime ventilate ... (per sempre) verdi, elementari", tristi e malinconiche dunque, ma tutt'altro che crepuscolari. Al pari di suo figlio, almeno qui, Annina c'è. Carissimo Caproni, grazie.

Isola Difederigo • 5 anni fa

La poesia di Caproni ruota intorno alla sfiducia nella rappresentabilità del
reale, e all'invenzione di allegorie e messe in scena sostitutive.
Come qui, nel suo straordinario canzoniere per la madre morta dove
l'esperienza del lutto è trasposta nell'epifania di Annina viva più
che mai nel pensiero e nelle parole del figlio-fidanzato, a parziale
risarcimento di una dolorosa negazione di senso che è prima di tutto
privazione d'affetto.

Maria Grazia Ferraris • 5 anni fa

La rievocazione della madre- contro ogni retorica o sentimentalismo intimista -: un amore fuori dal tempo, contro il tempo, tra incanto e disincanto, consapevole tenerezza e regressione, fino all’ innamoramento edipico (suo figlio, il suo fidanzato) cui l'autore fa esplicitamente cenno.
L’impressione immediata del lettore è che Caproni abbia voluto ignorare le ultime esperienze poetiche,( futurismo, surrealismo, ermetismo) facendo, in questa scelta simile a Saba, quella che il cuore gli ha dettato. La sua poesia nasce da particolari realistici, descrittivi, (lo scialletto nero, una gonna verde, il borsellino….) apparentemente semplici, elementari, accorati, idillici e si trasforma immediatamente, grazie a una metrica raffinata affidata al recupero di forme facili e popolari (come la canzonetta), ben posseduta ed elaborata, in canto di dolore, di perdita, di strazio, mistero.
Il risultato più alto del primo Caproni è raggiunto certo con Il seme del piangere, la originale raccolta dominata dalla figura della madre Anna Picchi, la giovane donna dal carattere semplice e deciso, pudico e vitale, la cui rievocazione ci invita a prendere in esame le nostre pulsioni profonde piuttosto che le nostre immediate espansioni sentimentali.

Duccio Mugnai • 5 anni fa

Un invito all'anima poetica ad inseguire il vecchio, segreto, reale amore, dove la presenza di una madre si identifica con la vita di Livorno. L'unico modo ancora per ritrovarla dopo la morte, nell'esperienza lirica, dove ha grande spessore e vitalità la consueta, semplice quotidianità, che "si ingemma" nelle ragazze, prima della dipartita definitiva, un congedo dalla memoria appassionata e dolorosa, che fa riferimento persino ai commiati della classicità, come quelli delle canzoni petrarchesche.

Davide Boera • 5 anni fa

C'è Caproni e ci sono i caproni. I secondi sono, in parte, "quelli del ministero", che forse ignorano, o forse no, che gli studenti ignorano Caproni perché a scuola, Caproni, non si fa; ché è già tanto se s'arriva a D'Annunzio. Gli altri caproni, sono "quell'altri del ministero" che stilano i programmi. Colpa sarà "del" Foscolo e "del" Manzoni (l'articolo determinativo si deve all'accademia che trasforma l'uomo in cosa) che hanno scritto troppo e dei quali, per inspiegabili motivi, poco è lecito saltare (del primo, a mio sommesso avviso, una ripassata a volo di passero è più che sufficiente). Sta di fatto che i poeti del '900 stanno agli studenti di liceo italiani come Carneade sta a Don Abbondio (sto Manzoni, gira che ti rigira, salta sempre fuori). Eppure, benché Manzoni, Foscolo, Leopardi e tant'altri, consistano di tanta vita, perché la letteratura è vita per iscritto, si tralasciano quei poeti la cui sensibilità, non foss'altro che per il tempo in cui sono vissuti, è più vicina alla nostra. E magari a quella dei nostri ragazzi (il "magari" è molto retorico e beffardo). Perciò, per tutti quelli che si chiesero, e mi chiesero, chi fosse Carneade Caproni, scelto quale analisi del testo per la maturità 2017, rispondo - ad un anno quasi di distanza - con questo bellissimo articolo dell'amico Marco Marchi, il cui blog invito a seguire, che vi spiega uno spicchio di Caproni. Spero che v'aiuti a conoscerlo e ad amarlo. Qualora non bastasse lo sguardo di questo grande vecchio che sembra aver pianto, da quegli occhi, tutto quanto l'infinito.

La poesia come luogo di incontri impossibili e di impossibili risarcimenti. Caproni attinge a piene mani alla fonte della tradizione letteraria per farci dono di una poesia che definirei anti letteraria, che ha la grazia e l'immediatezza della vita reale, e con una mise en abyme straordinaria, una compresenza di momenti della vita tra loro distanti, una sovrapposizione di ruoli e di ricordi, affida alla sua voce poetica un messaggio altrimenti indicibile, una confessione che sarebbe impossibile "con parole di figlio".

Paolo Parrini • 5 anni fa

"Il seme del piangere" rappresenta un fulcro importantissimo della poesia di Caproni ed in esso si colloca la poesia Ultima preghiera,all'interno della raccolta "Versi Livornesi", una sorta di macro-poesia. L'invenzione geniale del Poeta è quella di cercare la madre giovane in una sorta di sdoppiamento tra il Poeta ormai cresciuto e il Poeta bambino che appunto parte per trovare Annina, madre amata e perduta. L'omaggio che Caproni fa alla madre defunta, è il più bello che c'è, la eternizza nei suoi versi immortala Annina giovane che va in bicicletta, che si muove mossa da una gioventù fresca e vitale. Incombe la guerra, incombe la morte che coglierà Anna nel 1950, ma il figlio fidanzato, che cerca un risarcimento alla morte che annulla coglie nel segno, e d'amore ricopre la polvere e la mancanza. Anna rivive e rivivrà per sempre in queste immagini col suo scialletto nero, con la sua gonna verde ed il borsellino stretto al petto.Quanto struggimento dolce e doloroso, "portavano via Annina/(nel sole) quella mattina" (Il carro di vetro) ma quale sublime tessitura d'amore, questo grido soffuso di Caproni , quale diversità dalle altre Madri cantate mirabilmente ad esempio da Ungaretti ... qui resta Anna viva, i suoi "alberati e freschi pensieri", qui la vita risorge dentro la Poesia...qui Annina è tutte le madri scomparse e cantate e rimpiante , destino che accomuna tutti i figli del mondo e che ci rende Caproni così vicino pur nella sua Arte immensa, e ci commuove, nel profondo dell'anima.