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Matteo Mazzone • 2 mesi fa

"La patria è da sempre stata utilizzata come analisi stereometrica della società, in primis, e della civiltà, in secundis. Il sentimento di Pasolini verso la nozione di nazione è notevolmente cambiato nel suo iter scrittorio: se agli inizi della sua sperimentazione poetica egli si lasciava trasportare dalla 'rosada' dei contadini friuliani, nuova élite anti-capitalistica a cui rivolgersi - espressione di una semiotica verginità e di una casto significante – progressivamente l'idea e l'ideale di nazione abitata da uomini puri in quanto creature etimologicamente innocenti – cioè non in grado di nuocere - si abbuia in conseguenza dello sviluppo neocapitalistico, conformistico e conformista: è quest'ultimo, un calderone, un guazzabuglio di benesseri effimeri, di gratuite e politicizzate spettacolarizzazioni borghesemente sconce e prepotentemente affacciatesi sull'Italia degli anni '60. La classe è il nemico, perché a lei manca la coscienza. La dominante e squallida categoria dei perbenisti tuttofare, degli indigenti del non-scandalo: la borghesia, insomma, sempre prona alla legge economica, al prodotto, campione del potere e verga della moralità, sallustianamente simulatrice e dissimulatrice. È l'imperversare di questo rivitalizzato ceto sociale a contraddire la purezza, il candore di quell'Italia contadina, basso-proletaria ormai passata, obliata, né più mai (ri)attuabile. A Pasolini non rimane che combattere, gettando il suo corpo nella lotta, tutte le forze negative del moralismo ipocrita nazionale, riflesso dell’incapacità critica e della faciloneria più ignorante. Lotta che, purtroppo, pagò con la vita".

giacomotrinci • 2 mesi fa

Per Giacomo Trinci: Il dire della poesia, in questa fase del percorso di Pasolini, è come scagliato nel dirupo della storia, nel magma di una realtà fangosa. Ma attenzione, in questa poesia 'Alla mia nazione' la gettata sintattica sprofonda la lingua attraverso l'ira e il furore in quel residuo di canto rovesciato tra due parole perdute: 'male-madre'; la sconnessione tra suono e senso, fra intelligenza e orecchio che ha caratterizzato l'etimo da cui è nato il canto civile del Pasolini delle 'Ceneri' e della 'Religione del mio tempo', e che ha caratterizzato la sua musica della sintassi, trova qui una sintesi fulminante nel distico finale di questa poesia, dove, appunto mare e madre, rovesciano la loro traccia melodica in uno sprofondo e un'apocalisse ghiacciata. L'ombra antica del canto è qui
annegata nel furore ragionato e ivi spento.

Marco Marchi • 2 mesi fa

Per Maria Borchert: Pasolini è un vero poeta polarizzante. La sua poesia è malinconica, riflessiva e, soprattutto, caratterizzata da una forte coscienza sociale. Prendo un brano della sua bellissima poesia “Premisse”: “Mi mancavano solo poche cose, le parole erano sigillate e riflettevano dov'erano C'era il sole. Brillavo lì senza alcun splendore, immobile. Vedevo il sole tramontare ancora una volta, senza passione. Non respiravo nemmeno, ardendo con fredda fierezza nella luce che sprofondava le persone intorno a me la tomba. Se volete conoscere meglio Pasolini e la sua meravigliosa poesia, vi consigliamo di leggere il libro “per Pasolini” del Professor Marco Marchi A cura della Casa Editrice Le Lettere - Firenze ISBN 978 88 6087 739 0

Amore e rabbia nelle sue parole, per una terra che "è stata" grande e che affoga nella corruzione: "Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti.."

Arianna Capirossi • 2 mesi fa

In occasione del compleanno di Pier Paolo Pasolini, vorrei ricordare l'importanza cruciale della sua figura di intellettuale e della sua produzione artistica per la comprensione dell'evoluzione socio-culturale dell'Italia del Novecento. Pasolini dovrebbe essere il primo autore, e non l'ultimo, ad essere studiato a scuola (mentre tante volte non è nemmeno compreso nei programmi): i ragazzi avrebbero le idee più chiare sul presente che stanno vivendo. Non a caso, Pasolini è colui che mi ha convinto a dedicarmi allo studio della letteratura, da intendersi non solo come espressione artistica, ma anche come testimonianza storica e riflessione filosofica.

Lorenzo Dini • 2 mesi fa

A dare ragione dell’inesausto sperimentalismo pasoliniano, da narratore a cineasta, da scrittore di opere teatrali a giornalista, è l’attività poetica: come acutamente ha notato Enzo Siciliano: “il nodo pasoliniano si scioglie con la poesia che l’avviluppa”. È il poeta a farsi investigatore dei mali della società a lui contemporanea, a denunciarne la “malattia borghese” come emerge chiaramente dalla poesia: quei “milioni di piccoli borghesi come milioni di porci” saranno successivamente protagonisti di altre opere, come in Teorema. Questa dolorosa analisi, Pasolini ha del resto confessato più volte la repulsione causata dall’affondare il bisturi nel copro decomposto della borghesia, questa meticolosa anamnesi si fa atto di dolore dei nostri tempi, attraverso il filtro poeticamente compartecipato di uno dei più importanti lirici del nostro Novecento.

Isola Difederigo • 2 mesi fa

Anche la vena civile di Pasolini, la sua rabbia, il suo odio borghese, obbedisce ad un io lirico incircoscritto e indiviso, che ingloba il popolo e la storia, la società e la lingua in forma di antropologia del profondo. Tra la scoperta della poesia e questa allargata vocazione alla realtà, la pronuncia poetica di Pasolini si fa testimoniale e profetica, la sua voce unica.

Maria Grazia Ferraris • 2 mesi fa

Davvero l’Italia contemporanea ha avuto in Pasolini il suo poeta civile, offeso e rabbioso, testimone della corruzione, dell’imborghesimento, l’omologazione materialista contro cui lancia le sue invettive implacabili, quasi disperate.
La sua prima “eresia”, sta nella sua capacità, cuore e visceri insieme, di scandalizzarsi della realtà degli uomini e delle loro cose, anche quando razionalmente ne rinnega l’adultità, la coerenza, la (pseudo )religiosità .
La cultura piccolo-borghese denunciata con veemenza... è sempre corruttrice ed impura, cultura da caserma, da seminario, una spiaggia libera, un casino! Il rimpianto di quello che fu “una nazione vivente, una nazione europea” lo spinge a desiderare la definitiva perdita di questa realtà storica incosciente nazione, senza alcuna possibilità di riscatto: “Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.”- è l’invito appassionato finale. Può essere considerato in questa sua forza di denuncia Poeta e uomo della contraddizione,ma anche un indagatore "religioso" dell’anima arcaica, incontaminata, un difensore di ogni diversità, un implacabile moralista, un singolare profeta del passato e delle origini…, rimane di una forza di denuncia civile sempre attuale.

Marco Marchi • 2 mesi fa

Per Greta: Una vox clamantis in deserto quella di Pasolini, contemporaneo prima di ogni tempo; una presenza nell’assenza, che riecheggia ancora oggi, a distanza di anni, nel mutismo che ha posto ormai sotto assedio la voce delle nostre coscienze.

Marco Marchi • 2 mesi fa

Per Tristan 51: Un classico ineludibile della letteratura italiana del secondo Novecento. Un intellettuale come oggi non ce ne sono, un artista poliedrico e multiforme alla base del cui insanziato experiri c'è sempre, costantemente avvertita ed esaudita, la chiamata della poesia. Pasolini, in qualsiasi modo e in qualsiasi accezione, poeta sempre, e a livelli spesso altissimi.

Marco Marchi • 2 mesi fa

Per Romana Burroni: Comunista, anticlericale,cosmopolita dalle idee molto progressiste nell'arte, nella letteratura e nel cinema, il Vangelo secondo Matteo, Accattone... sono da considerarsi pietre miliari nella storia della cinematografia.
Anche omosessuale, sarà il rapporto che avrà con questa parte di sé che lo renderà personaggio pubblico giudicato da quei "milioni di piccoli borghesi" sempre chiusi nei loro cerimoniali recitanti tante belle parole. "Alla mia Nazione", ritenuta in un primo tempo un insulto alla Patria, è poesia e non ideologia, è la lettera alla sua Nazione sede di una classe dominante reazionaria, conformista, ipocrita, razzista, disumana..., è un vomito di invettive verso il suo popolo che annaspa cieco, contaminato, e malato...nel male.
"Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo". Sono gli ultimi versi di " Alla mia Nazione".
Rabbioso auspicio, desiderio di liberazione...
Sconvolgente attualità!

Antonietta Puri • 2 mesi fa

Come non rimanere stupefatti di fronte alla sempre fresca attualità di Pasolini, conoscitore, profeta e poeta - perché poeta essenzialmente è, di ieri, di oggi e di
domani-...?. Di fronte a questo epigramma sull'Italia - che mai viene chiamata col suo nome, ma sempre come "nazione", dando a questo appellativo una connotazione di "nascita" più che quella di "terra dei padri", come a ogni italiano che l'ami verrebbe il desiderio di chiamare la propria terra - si resta sorpresi per la sua incredibile attualità, per come la tentazione di disconoscere la nostra nazione aumenti con gli anni in maniera esponenziale e per come , oggi più che mai, comprendiamo come il popolo italiano sia purtroppo ancora un insiem troppo eterogeneo di persone nate entro certi confini (e li difendano con le unghie e coi denti, erigendo muri ideologici e razzisti) piuttosto che gente che abbia maturato e sia cresciuta, condividendo un senso di appartenenza. E' pur vero che Pasolini sembra voler parafrasare Leopardi quando questi nella sua opera "Dei costumi degl'italiani" ci definisce crudeli, cinici, incapaci di autentica moralità, indifferenti a tutto, privi di amor proprio e senso dell'onore...; ed è pure vero che noi italiani siamo portati verso quella che Gadda chiamava la "porca rogna del denigramento di noi stessi" - e credo che entrambi avessero buone ragioni per affermarlo - , ma escludo che Pasolini, parlando del rifiuto verso la propria nazione, accusandola di essere il ricettacolo di figure turpi e disgustose, intenda disprezzare e insultare la patria, ma credo piuttosto che voglia denunciare - allora come ora (fatti gli ovvi distinguo) - una classe dominante guasta, falsa, farisaica e spietata e quindi ..."sprofondino" nel mare che circonda la nostra penisola quelle persone che, ieri come oggi, resero e rendono la nostra nazione indegna di stima!

Pina Speciale • 2 mesi fa

Grande Pasolini! Una rappresentazione visionaria della nazione italiana , moralmente decaduta e ormai lontana dallo splendore di un tempo. Pasolini lancia contro l'Italia una potente invettiva di sapore dantesco.

Angela Bottari • 2 mesi fa

Per Antonella Bottari: "Alla mia nazione" e' riscoprirsi figlio. Di un luogo del quale tutti noi siamo figli ma che non viene mai appellato col nome caro al cuore, Italia, tantomeno col più fulgido, Patria. Il conato di disgusto è tanto più potente quanto più forte vibra il sentimento per un ideale vilipeso e calpestato. Il poeta bussa veemente alla finestra della nostra coscienza civile, con versi ardenti che tagliano e staffilano ferocemente.