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Chiara Scidone • 6 anni fa

Sicuramente una poesia che raccoglie tutta l'essenza di Ungaretti.
Il poeta, in pausa dalla guerra, si prende un pomeriggio tutto per sé decidendo di bagnarsi nel fiume Isonzo.
Così, egli inizia a sentirsi in armonia con la natura che lo circonda e la sua mente comincia a vagare, ricordando tutti i fiumi che hanno fatto parte della sua vita.
Una poesia nostalgica, autobiografica, che rivisita la vita del poeta passo per passo.
Un bellissimo viaggio tra i ricordi felici a contrasto con la tragedia della sua situazione attuale.

Matteo Mazzone • 6 anni fa

La poesia di Ungaretti si fa voce intima e testimonianza assoluta dell’uomo, caricandosi di quella valenza prettamente sacra che ne impedisce ogni annientamento e ogni cancellazione da parte della storia e della memoria: attraverso i retaggi del simbolismo francese, e tramite una propria personale elaborazione dello scritto, essa si fa non solo limpido bozzetto anti-idilliaco sulle tragicità della guerra, ma immette il germe sempre più nuovo della speranza, della rinascita umana che deve, sostanzialmente, concretizzarsi nella riscoperta del dono della vita. Sull’onda della fonte leopardiana e del finto annegamento, la preziosità della vita è materia oscura alla pseudo-razionalità umana finché questa non è messa in grave repentaglio. Alla vitalistica riscoperta della vita, parallelamente Ungaretti porta avanti una personale ricerca sul dolore, sentito ma silenzioso: un filo di ferro rugginoso che corrobora il cuore e l’animo del poeta: prima la guerra, poi il fratello, ancora il figlio, infine la moglie, lasciandolo, come lui stesso dirà a Pasolini in “Comizi d’amore” un <<povero vecchio="">>. Solo, dunque.

Antonella Bottari • 6 anni fa

Raccogliamo e accogliamo in noi, attraverso i versi di Ungaretti, il segno profondo della complessità di rapporto tra vita e morte sapientemente enucleati ed esplicati attraverso simboli e metafore.
Primo tra i tanti l'albero anrtopomorfo evocante la simbolizzazione della sofferenza del soldato e dell'uomo.
Se schiettamente vitali saranno la venerazione del sole, la trasformazione in una fibra dell'universo, in una rara felicità, intimamente ambivalenti e misteriosi risulteranno altri segni;l'urna d'acqua, simbolo di valorizzazione e innalzamento, perfino sacrale, dell'esperienza vissuta, e la successiva reliquia; ma come non raccogliere anche la valenza funebre che ricade sul soggetto?Come non ammettere la luttuosa polisemicità del conclusivo "ho riposato"? L'esperienza vitale dell'immersione è anche un'esperienza di morte; così come, dietro il modo idiomatico "le mie quattr'ossa", è grazie allo sprofondamento mortuario dell'io che diviene possibile l'azione levigatrice,felicemente omologante, del fiume.
Inabissato nella condizione mineralizzata e ctonia, il soggetto può esperire con felicità anziché con angoscia il moto di scorrimento fluviale,nella vita non smaterializzata e corporea, perturbante espressione dello scorrere temporale. Ne consegue la figura dell'acrobata che sa rinascere funambolicamente privo dei gravami della concretezza: è un io capace di non essere più chiuso nel limite spazio-temporale dell'identità soggettiva: capace perciò, camminando sull'acqua, di congiungere vita e morte in un equilibrio solitamente impossibile.

Antonella Bottari • 6 anni fa

Sul piano psicologico,il segmento che forma la vita dell'individuo è percorso oltre la sua fine e prima del suo inizio. La disponibilità alla retrocessione temporale è confermata, dal riconoscimento della propria presenza nel padre e nella madre e, addirittura, nella sua gente.
Il motivo del contenimento e dell'abbraccio che apre alla regressione verrà poi ribadito nel rimando metaforico alle "mani" della corrente fluviale, che penetrando nell'io gli regalano la "rara felicità", contrapposta all'immagine iniziale del fante raccolto in una "dolina" simile a un "circo" e "abbandonato".
Una medesima immagine circolare e protetta chiude il testo, dove la "corolla/ di tenebre" pare fondere la fertile promessa di ciò che sta all'interno di una protezione e la scoperta della perdita e dell'incertezza. In ogni caso il cerchio è in questo componimento tanto il fine da raggiungere, quale stabilità e presentificazione illimitata del lontano nel tempo e nello spazio, quanto il mezzo saggiato per raggiungerlo, quale abbraccio dentro cui l'io tenta di dare un senso stabile alla propria vicenda o trova, con la regressione, un momentaneo equilibrio di pienezza.

Duccio Mugnai • 6 anni fa

Lirica manifesto della poetica ungarettiana, in cui si sintetizzano tutte le pulsioni esistenziali, le esperienze culturali e letterarie del giovane poeta. E' nella fluidità dell'acqua che passa, del tempo che trascorre, che tutto l'immaginario e la vera vita vissuta di Ungaretti si confrontano e si mescolano. E' l'Isonzo, fiume di guerra, "di panni sudici di guerra", che gli ricorda l'immagine del beduino, "chinato a ricevere il sole". E' una frizione-contraddizione tra acqua e deserto, vita e morte, che fa rimbalzare i suoi ricordi agli altri fiumi della sua vita e della sua famiglia, cioè il Serchio, il Nilo, La Senna. Ognuno è esperienza dominante, che non si conclude in se stessa, ma trova vuota e sola motivazione nel momento contingente dell'Isonzo, della guerra e della precarietà dell'esistere. Così, ad esempio, il Nilo, il quale lo ha visto "ardere d'inconsapevolezza nelle estese pianure", o "il torbido" della Senna sembrano quasi premonizioni del momento attuale, eppur anche un suo possibile superamento e trasfigurazione memoriale.

Isola Difederigo • 6 anni fa

Avere parola, parola originale: questo è stato per Ungaretti il battesimo
della poesia celebrato nell'Isonzo, lì dove i fiumi della sua vita confondono per sempre le loro acque. Come scrive in "Ungaretti commenta Ungaretti"
(1963): “Finalmente mi avviene in guerra di avere una carta
d’identità: i segni che aiuteranno a riconoscermi da quel momento
e di cui in quel momento prendo conoscenza come i miei ‘segni’:
sono fiumi, sono i fiumi che mi hanno formato. Questa è una poesia
che tutti conoscono ormai, è la più celebre delle mie poesie: è la
poesia dove so finalmente in un modo preciso che sono un lucchese, e
che sono anche un uomo sorto ai limiti del deserto e lungo il Nilo. E
so anche che se non ci fosse stata Parigi, non avrei avuto parola; e
so anche che se non ci fosse stato l’Isonzo non avrei avuto parola
originale”.

Arianna Capirossi • 6 anni fa

Questo bellissimo testo esprime il bisogno di ritrovarsi in armonia con la natura nonostante il contesto feroce. Una biografia scandita dal paesaggio fluviale dei luoghi vissuti: fiumi che scorrono come il tempo, accompagnando il poeta stagione dopo stagione, nell'ingenuità della sua infanzia, nelle sue esperienze giovanili, nella sua sofferenza di soldato.

Antonietta Puri • 6 anni fa

E' sera. E' un momento di tregua sul fronte carsico, di cui persino le nubi che passano quiete sulla luna sembrano essere consapevoli. Il poeta e soldato Ungaretti, appoggiato al tronco di un albero "mutilato" dalle granate - e quale aggettivo migliore poteva scegliere nel raccontare di una guerra che fu la madre delle mutilazioni? - rivive il momento in cui, quel mattino stesso, spossato dalla trincea, arso dal sole cocente dell'estate, aveva avuto l'occasione preziosa come una reliquia di immergersi nelle fresche acque dell'Isonzo, uscendone rinnovato, confortato e rinvigorito nel corpo e nell'anima e rammenta come il fluire del fiume si mescolasse col fluire dei suoi pensieri e dei suoi ricordi, tanto che l'acqua di altri fiumi ,aveva preso a prestito il letto dell' Isonzo, per riportagli alla memoria e alla coscienza i momenti più importanti della sua vita... Ed ecco il flusso del Serchio materializzarsi per rammentargli i suoi antenati; ecco il Nilo, che lo vide un tempo nascere e crescere; ed ecco la Senna a riportargli alla memoria Parigi, dove il poeta ebbe la ventura di conoscersi per quello che era, nel bene e nel male. Ma solo presso l'Isonzo, con l'esperienza devastante della guerra, egli aveva sentito profondamente come fosse una minuscola parte dell'universo, consapevole di dovere ubbidire alle sue leggi. La nostalgia è tanta e,ora che si è fatta notte, il ricordo del passato e il pensiero fosco della battaglia che continuerà a infuriare gli appare come un fiore tenebroso. Una delle più belle poesia di Ungaretti, una lirica di guerra, contro il paesaggio desolato e pietroso del Carso, improntata al ricordo nostalgico, a una profonda riflessione sulla propria vita e da una grande verità umana

Maria Antonietta Rauti • 6 anni fa

Il ricordo di questi fiumi affolla la memoria nostalgica del poeta, ora che la sua esistenza gli sembra fragile come la corolla di un fiore e oscura e misteriosa come le tenebre, circondato come si ritrova dal buio della notte e dalla minaccia della guerra.

Tania Montini • 6 anni fa

In questo componimento il Poeta riassume i temi della raccolta "L'allegria" e, come lui stesso definisce, è la sua "carta d'identità".
La fusione con il paesaggio, il senso della memoria, del ripercorrere la memoria filogenetica, lo portano a ricapitolare sulla propria esistenza e origini.
Attraverso le immagini di quattro fiumi, ripercorre la sua storia personale e familiare.
L'orrore della prima guerra mondiale fa da scenario teatrale della vicenda esistenziale del Poeta, egli resiste come un "albero mutilato", unico sopravvissuto di un paesaggio desolato e distrutto.
Un'autobiografia scandita dalle immagini dei quattro fiumi che rappresentano la continuità della vita, e preannunciano la ricostruzione nel continuo rinnovarsi della natura e della storia.

Dal fiume metafora di vita ai fiumi che hanno scandito la geografia molteplice della sua esistenza: ne "I fiumi" Ungaretti ci parla della guerra, della morte e insieme dell'uomo e della vita, in tutta la sua complessità con parole essenziali, asciutte, rastremate di cui cogliamo l'assoluta necessità.

1Lector • 6 anni fa

Ungaretti si legge e si rilegge senza mai stancarsi. La sua poesia non conosce ossidazioni, non ha cedimenti, ma continua oltre gli anni il suo prodigio di creazione e il suo essere imperscrutabile scintilla di pensiero.

Giulia Bagnoli • 6 anni fa

Il poeta ripercorre con la memoria la sua vita ed è in questo viaggio a ritroso che ne riscopre il senso. La bellezza, celata dietro un gesto apparentemente banale, come fare il bagno in un fiume, rende ancor più aberrante la guerra che mutila gli uomini e offende la natura.

Maria Grazia Ferraris • 6 anni fa

Importante, notissima e comunque sempre emozionante lirica del primo Ungaretti , che influenzerà l’esperienza letteraria e la poesia futura. Emergono gli aspetti autobiografici, evocati in un momento di riposo dalla guerra, - un riposo provato dall’orrore in una natura devastata, stravolta- , gli ambienti frequentati nella giovinezza rappresentati simbolicamente dai fiumi : l’Isonzo, e l’esperienza di guerra, il Serchio delle sue radici, il Nilo che gli ha dato i natali, la torbida Senna parigina, fino all’esperienza della trincea : un’immersione regressiva e purificatrice, ( il fiume urna cineraria), la ricerca dell’equilibrio, dell’innocenza, dell’armonia nella parola- il veicolo privilegiato di esperienza di autenticità- carica di tensione e di abilità comunicativa, presa di coscienza di sé in presenza della morte e d’altra parte la –costante- presenza della trasgressione, del turbamento, la nostalgia, via indiretta, come un fiore (di tenebre) , nella notte, di accesso all’universale,